Oggi street food conosciuto in tutto il mondo, la ricetta della pizza fritta si tramanda da generazioni in tutta la penisola e non solo. Sophia Loren era intenta a preparare pizzelle fritte nel film culto di Vittorio De Sica, L’oro di Napoli, e ancora oggi la pizza fritta segue gli stessi procedimenti. Sfogliatelle, pizza Margherita e pizza fritta: non potete lasciare il golfo senza tuffarvi nei profumi e nei sapori tipici partenopei.
La storia della pizza fritta napoletana
La pizza fritta montanara è un piatto storico della cucina partenopea; come molti altri piatti, è nata come piatto povero, per soddisfare necessità basilari: saziare con pochi ingredienti.
Nel ‘500 il poeta Giovanni Battista del Tufo citava già le zeppolelle, fatte di pasta lievitata, fritte e cosparse di miele. Nel 1837 Ippolito Cavalcanti nel trattato di Cucina teorico-pratica parlava quindi di zeppile con baccalà, pesce azzurro e alici.
Alla fine della seconda Guerra Mondiale, anche la classica pizza napoletana era diventata un lusso: mancavano mozzarella, olio, pomodoro e soprattutto mancavano i forni a legna per cuocerla. La creatività partenopea però corse ai ripari iniziando a bollire nell’olio bollente l’impasto che grazie a questo tipo di cottura si gonfiava e rendeva “più sazi”. Per renderla poi un piatto completo, la pizza fritta veniva farcita con qualunque ingrediente si avesse a disposizione: ricotta, formaggio e ciccioli per lo più, gli scarti di grasso di maiale.
La pizza fritta veniva anche chiamata “a ogge a otto”, ossia mangi oggi e paghi con calma perché spesso veniva comprata a credito e pagata dopo otto giorni, per sottolineare che della pizza fritta nessuno poteva fare a meno.
Una tradizione tutta femminile
Non era un caso se Vittorio De Sica facesse friggere a Sophia Loren: nel secondo dopoguerra infatti la frittura delle pizzelle era un’attività prevalentemente femminile. Un po’ perché purtroppo la guerra aveva restituito tante vedove, un po’ perché era un’attività facile da svolgere in casa per arrotondare le entrate familiari. Per la pizza fritta del resto, basta un pentolino e un fornello per friggere.
La pizza fritta, la ricetta originale
La regola numero uno della ricetta della pizza fritta è saper preparare l’impasto originale.
Potrete poi farcirla a piacimento con gli ingredienti che preferite, ma sull’impasto per la pizza fritta non si scherza: bisogna seguire le regole della tradizione.
Può essere preparato in casa in pochi semplici passaggi e con pochissimi ingredienti, bastano infatti acqua, farina, lievito e sale. Attenzione però a seguire tutti i consigli di base, perché la parola d’ordine è: niente libere interpretazioni!
Ingredienti per l’impasto della pizza fritta
Nonostante l’impasto della pizza fritta preveda quattro semplici ingredienti, attenzione all’acqua e alla farina.
Nella ricetta originale, l’acqua deve avere una temperatura tra 20 e 22 gradi e non deve essere né gassata, né frizzante.
La scelta della farina è fondamentale e deve essere 00 di media forza. Molti mulini preparano farine specifiche per la pizza napoletana; affidatevi a quelle di media forza, con valore tra W 280 e 320.
- 1 litro di acqua
- 50 grammi di sale
- 3 grammi di lievito di birra fresco
- 1,8 kg di farina tipo 00
Procedimento
La pizza va impastata con le mani perché consente una migliore aerazione della pasta.
1. Versate in una ciotola l’acqua e il sale, mescolate e scioglietelo bene, quindi aggiungete una piccola quantità di farina e il lievito. Amalgamate con le mani
2. Versate gradualmente la farina e impastate per farla assorbire completamente, tenendo la ciotola con una mano e impastando con l’altra con movimenti circolari prendendo l’impasto da sotto e alzandolo per poi schiacciarlo con il palmo di nuovo verso il basso. Continuate fino a quando tutta la farina non sia assorbita e la pasta non si sia incordata, ossia staccata dalle pareti del recipiente.
3. Su una spianatoia stendere un velo di farina e trasferire l’impasto continuando a manipolarlo con entrambe le mani per altri 15 minuti o almeno fino a quando non ha assunto una consistenza soffice ed elastica. Fate la prova immergendo le dita nella pasta: se i buchi si ricompongono, allora l’impasto è pronto.
4. Copritelo con un panno umido e lasciatelo lievitare in un ambiente con una temperatura tra i 24 e i 27 gradi, privo di correnti. Se l’impasto crea una crosta superficiale, la temperatura non va bene oppure si è in presenza di una corrente d’aria. Per la fase di lievitazione serviranno almeno 2 ore.
5. Dopo la lievitazione possono essere formati i “panetti” o palline ciascuno di circa 50 grammi, che dovranno lievitare per almeno altre 4 ore (ricordatevi di controllare di tanto in tanto se tutto procede per il meglio!).
6. Al termine di questa seconda lievitazione, si può passare alla stesura.
7. Mettete un tegame sul fuoco con olio di oliva e portate ad ebollizione.
8. Stendete le pizzelle con le dita allargandole delicatamente, immergetele nell’olio e schiacciatele al centro con un cucchiaio per evitare che si gonfino eccessivamente. Quando saranno ben dorate scolatele e farcitele con ingredienti a piacere.
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E buona pizza a tutti!